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Recensione Seagate FreeAgent 500GB - Test Operativo

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Test operativo
In termini operativi, fattore che più interessa in questo tipo di prodotto, abbiamo provato semplicemente a lavorarci, usandolo come strumento di archiviazione.
La prima cosa diversa dal solito è stata la constatazione che, al collegamento dell’alimentazione, il disco non si avvia: lo si capisce dal fatto che toccando il contenitore non si avverte quella leggera vibrazione che è normale sentire quando si tocca un disco in funzione. A conferma di questo, anche la linea di luce giallo-ambra, al collegamento dell’alimentazione, rimane spenta.
L’avvio del disco avviene infatti solo al collegamento del cavo USB, come dire che, se il disco non è collegato, inutile avviarlo poiché non sarà disponibile per l’utilizzo.
Al collegamento del cavo USB si accende la luce e si avverte chiaramente l’avvio del motore che mette in rotazione i piatti; dopo pochi secondi il disco è disponibile e pronto all’uso.
Durante l’utilizzo e lo scambio dati, la luce non lampeggia, come normalmente accade per i led dei dischi, ma si attenua e si ripristina in modo molto “soft”, dando la sensazione, ci sia concessa la licenza poetica, di un cuore che pulsa.

Scollegando il cavo USB il disco si spegne di nuovo e la stessa cosa avviene se, senza scollegare il cavo, si opera la “rimozione sicura hardware” direttamente da Windows
In pratica, ogni qualvolta il disco viene reso non disponibile al sistema (e quindi inutilizzabile) il circuito di controllo provvede a spegnerlo, ottimizzando in questo modo il consumo e l’usura e, allo stesso tempo, la luce viene spenta il che informa l’utente che il disco non è disponibile per l’utilizzo: insomma una combinazione di risparmio e praticità che non dispiace per niente.

Un’altra particolarità è degna di rilievo:  dopo alcuni minuti di inutilizzo del disco, il disco stesso viene comunque spento e questo lo si intuisce dal fatto che, toccando il disco, non si avverte alcuna vibrazione.
In questo caso però, a differenza dei precedenti, il disco si ferma ma la luce rimane accesa, il che significa che il disco viene fermato, ma il tutto rimane in stand-by, pronto a rispondere a qualsiasi richiesta arrivi dal sistema (ovviamente alla prima richiesta saranno necessari alcuni secondi prima che il disco sia disponibile).
Insomma in questo prodotto è evidente una progettazione orientata ad un risparmio e ad una ottimizzazione dell’uso del dispositivo ed il fatto che il tutto avvenga in modo praticamente automatico e trasparente all’utente, gioca decisamente a favore della flessibilità del prodotto stesso.

A conferma di quanto detto sopra, che era stato dedotto empiricamente durante l’utilizzo del disco, abbiamo effettuato prove di assorbimento, tramite opportuno circuito collegato ad un amperometro.
Il sistema di verifica approntato non aveva la pretesa di essere preciso nei valori rilevati, in quanto non interessava sapere il valore reale dell’assorbimento, ma soltanto valutare le differenze di assorbimento rilevate durante i passaggi di stato del disco (del resto l’assorbimento non è mai stato un parametro di valutazione di un disco)
Le prove hanno confermato quanto detto sopra:
-    al primo collegamento (sola alimentazione) il disco fa registrare l’assorbimento più basso in assoluto (solo assorbimento dell’alimentatore)
-    all’avvio del disco si ha un picco di assorbimento che si stabilizza dopo pochi secondi su valori più bassi, quando il disco è a regime di rotazione
-    scollegando il cavo USB o attuando la “rimozione sicura hardware”  si ha un assorbimento decisamente più basso (poco meno della metà), ma di poco superiore a quello rilevato a disco spento (ipotizziamo che in questo caso anche i circuiti di controllo rimangano attivati e quindi abbiano anch’essi un minimo di assorbimento)
-    al “risveglio” dallo stand-by si ha lo stesso picco di assorbimento e lo stesso comportamento generale rilevato alla prima accensione e la successiva stabilizzazione (evidente che il disco viene spento per poi riavviarsi).

Per quanto riguarda le temperature, non potendo rilevarle tramite i normali software di controllo, ci siamo dovuti affidare “al tatto” e si è rilevato che, anche dopo un periodo di utilizzo abbastanza intenso, i valori erano classificabili come “poco più che tiepido”, merito senz’altro del disco all’interno del dispositivo, che evidentemente non ha grossi problemi di surriscaldamento, il che è senz’altro un bene, visto che tutti i dischi esterni, essendo inseriti in una “scatola” spesso soffrono di carenza di dissipazione.

 

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