Roma - La Guardia di Finanza di Bergamo ha individuato e sequestrato cinque server che secondo gli inquirenti venivano utilizzati da moltissimi utenti per scambiarsi enormi quantità di file. L'operazione, coordinata dalla Procura di Brescia, ha anche portato alla denuncia di 11 utenti italiani di piattaforme di sharing.
Come accaduto in passato anche questa volta ad essere finiti nel mirino delle forze dell'ordine sono i sistemi di condivisione basati su Direct Connect, un'applicazione usata ormai da anni da un elevato numero di condivisori e che fonda la sua popolarità sulla possibilità di scambiare un gran numero di file, naturalmente di qualsiasi genere (musica, film, software e via dicendo). Tutti elementi che hanno attirato anche in questo caso l'interesse dell'industria discografica tanto che ieri la Federazione nazionale della musica (FIMI) ha applaudito alla nuova operazione di quello che considera contrasto alla pirateria musicale. La stessa FIMI ha fornito consulenza tecnica alla Guardia di Finanza nel corso dell'operazione.
L'indagine delle Fiamme Gialle si è articolata in particolare in Lazio, Lombardia e Piemonte e a finire nell'occhio del ciclone sono un pugno di uploader che secondo gli inquirenti avevano messo in condivisione vagonate di file. Per loro, come noto, in base alla legge sul diritto d'autore, anche in assenza di scopo di lucro scatta un procedimento penale al quale potrebbe aggiungersi quello civile, intentato dai detentori dei diritti.
Nel complesso, l'operazione ha portato al sequestro di 16 PC, 27 hard disk esterni, un migliaio di CD e DVD riprodotti illegalmente e decine di migliaia di file mp3 e di film.
Secondo FIMI, "con questa operazione sale ad oltre 170 il numero di soggetti denunciati per condivisione illegale di brani musicali in rete in Italia dal 2005, in violazione delle norme in vigore che puniscono la diffusione di opere protette dal diritto d'autore. Recentemente gli organi di stampa avevano erroneamente diffuso la notizia che scaricare e condividere musica su Internet senza scopo di lucro non desse origine a violazioni penali. In occasione di questa nuova operazione contro il file sharing illegale, FIMI vuole ribadire quali sono i comportamenti oggetto di rilevanza penale, a parte i profili di responsabilità civile, sempre tutelati, e confermare che le norme in vigore colpiscono, con diversi livelli di intensità, sia chi scarica sia chi condivide".
Già, perché in barba al fatto che i sistemi di sharing più diffusi non sono pensati per distinguere chi scarica da chi condivide, la legge italiana prevede profili assai diversi per l'una e l'altra attività. Per chi viene individuato come "semplice" downloader, che utilizza qualche client software obsoleto che ancora consente di scaricare senza condividere, tutto rientra in un procedimento amministrativo.
Fonte: PI